Profondo Porpora

“Fammi vedere quello che sai fare.”

La mia vita, in quel momento, mi stava dicendo questo.

“Ci siamo, di nuovo. Non ti deluderò.”

Ammicai io in risposta. Ma ovviamente era tutto nella mia testa.

Nella vita sono sempre stato messo in guardia da tutta una serie di cosiddette paure primarie dell’uomo. La morte, il foglio bianco, le interazioni con gli sconosciuti. In quel momento, proprio allora che le stavo vivendo tutte e tre contemporaneamente, non riuscivo proprio a spiegarmi come avessi fatto a credere, e così a lungo per giunta, in una baggianata tanto assurda.

“Ho bisogno dell’ignoto, io. Altro che paura. È l’esatto opposto dell’ignoto, a spaventarmi. La routine, la noia, i compromessi, le frasi di circostanza. Solo a pensarci sto male. Il pericolo, me lo voglio cercare. Gli sconosciuti, voglio conoscerli tutti. Il foglio bianco, lo voglio riempire. Di qualcosa. Di qualsiasi cosa. La mia vita dev’essere così. Un assolo dopo l’altro. Fino al gran finale.”

“E poi?”

“E poi, ovviamente. Un assolo di batteria.”