Era qualcosa di stupendo. E pensare che quando ci eravamo conosciuti, quasi un anno e mezzo prima, non me n’ero accorto.
Adoro le donne che parlano tanto. Mi rendono tutto più facile. Posso godermi il mondo come voglio, muovermi come mi pare, pensare alle cose che preferisco, e loro saranno sempre lì a irradiare tutto con la loro magnifica voce.
Se voglio intervenire mi basta interromperla educatamente, dire quello che ho da dire (di solito un complimento, un commento, o la dichiarazione di quello che stiamo per fare), e lasciarla riprendere da dove aveva terminato.
“Scusa, stavi dicendo di quella serata in riva al lago…”
Mi rituffo nella mia oasi di pace. È come un idromassaggio, ma centinaia di volte più piacevole. Un suono angelico che non benedice solo le orecchie, ma entra in risonanza con ogni parte del mio corpo e del mio spirito. Posso sentirne il calore nel petto e nell’addome, fino ad arrivare a tutti gli arti e alla punta del capo. È un po’ come il mal di testa o l’influenza, ma al contrario.
Lo stato in cui mi trovo, dopo soli 20 minuti di esposizione, è di totale abbandono, leggerezza, e assoluta serenità. È una specie di ipnosi, anzi è un’ipnosi a tutti gli effetti. È come se in quei momenti stessimo creando le cose più belle dell’universo, e ne fossimo pienamente consapevoli.
Dopo un paio d’ore i miei sistemi di difesa, di solito abituati a proteggermi da eventuali incontri sgradevoli, sono completamente scardinati.
Mi posso finalmente abbandonare alla piena estasi della sua compagnia. Stiamo parlando, e poco alla volta mi accorgo che il suo volto comincia a cambiare forma. Quando le guardo la fronte, si tramuta in un’attrice. Quando le guardo il collo, in una driade. Poi, a un certo punto, la visione inizia a intensificarsi. Mentre si prende una breve pausa dal suo incantesimo vocale, e ritira un poco la testa nella sua sciarpa blu, capisco chiaramente di essere al cospetto di una creatura che non appartiene a questo mondo. Non è letteralmente una divinità né un’aliena, ma sicuramente non si tratta di nulla che un mortale come me potesse ammirare nella sua vita di tutti i giorni.
I suoi lineamenti mi ricordano i tratti più belli ed efficaci dell’arte e del design. È da quelle curve, probabilmente, che si sono originati. Qualcuno deve averle viste, in qualche modo, e deve avere provato a copiarle usando un pennello o un programma per computer. Il risultato, sebbene infinitamente meno bello, prezioso, e raffinato di ciò che sto vivendo io in questo momento, sono i quadri e le sculture dei maestri. L’amore e psiche, il sogno causato dal volo di un’ape, la notte stellata. All’inizio è tutto fermo, statico, cristallizzato nell’attimo. Quando recupero un po’ di consapevolezza, pochi istanti dopo, due suoi rapidi movimenti del collo frantumano la simmetria creando una scena tanto magnifica e rara da spezzarmi leggermente il cuore. Questa breve ma intensa tristezza ci riporta entrambi sulla terraferma. Io ritorno ad avere pensieri normali, e lei è di nuovo un essere umano.
“Perché continui a guardarmi così?”
“Non importa. È troppo difficile da spiegare. Dovrei scrivertelo in una poesia.”
Mentre ci spostiamo verso casa continuiamo a parlare, e ora devo ammettere che per la prima volta, questa sera, sto annuendo e dicendo di sì anche se non sto capendo quasi nulla di quello che dice.
Spero che mi perdonerà, se i miei pensieri si sono fermati altrove.